Non so se vi è mai capitato (a me sì e non mi riferisco a quando sono in studio) di interagire con le persone e di essere sinceramente attenti all′altro, a sapere come sta (che siano messaggi o interazioni dal vivo) e di
non essere corrisposti nell′interesse dimostrato.
E tu come stai? Ora, non si tratta del mero dout des, ma di
un più profondo senso di condivisione e di reciprocità che ci fa sentire di
esserci in quel momento, in quello scambio comunicativo, di esserci in quanto
persone, anziché solo come inermi ricettori passivi.
Se chiesto con sincero interesse, quel "e tu come stai?" apre una fessura nell′animo umano e arriva in profondità. L′
interesse autentico lo si coglie dagli occhi, dal tono della voce, dalla prossimità, dall′espressione del volto e fa così bene.
Fa così bene regalarlo. E fa altrettanto bene riceverlo.
E in questa condivisione intima nasce il miracolo; una sorta di unguento che ci avvolge e diffonde calore là dove non sapevamo neanche di averne bisogno, e succede anche tra persone che si vedono e parlano per la prima volta! Figuriamoci tra persone che si conoscono, che hanno condiviso qualcosa nel passato o lo fanno nel presente. L′effetto è ancora più potente.
Sia in un verso, che nell′altro. Appunto.
E tu come stai?
Che bel suono.. Non riceverlo da una persona estranea alla fine ci può stare, lo si può accettare di più, ma se viene a mancare la reciprocità in un rapporto d′amore o d′amicizia allora è più doloroso. Quella mancata corrispondenza provoca in noi un′assenza che ci lascia perplessi; è come se lanciassimo un sasso e l′acqua non ci restituisse alcun suono di ritorno. Una domanda ce la poniamo, o no?
Ma come facciamo a capire quando la reciprocità manca? A volte può essere difficile da ammettere, ma ci sono alcuni segnali che possono aiutarci:
Sentimenti di vuoto: Se dopo un′interazione ci sentiamo svuotati, come se non fossimo stati veramente visti o ascoltati, potrebbe essere un segno che l′altro non sta investendo nello stesso modo nella relazione.
Dissonanza tra parole e azioni: Se le parole dell′altro non corrispondono ai suoi comportamenti, è un chiaro segnale di incongruenza.
Mancanza di iniziativa: Se siamo sempre noi a fare il primo passo, a mostrare interesse e a mantenere vivo il contatto, potrebbe indicare una mancanza di reciprocità.
Confronti continui: Se ci ritroviamo costantemente a confrontarci con altri per vedere se vengono trattati meglio di noi, è un campanello d′allarme.
Insorgenza di emozioni ambivalenti: Se l′iniziale sensazione di connessione si trasforma in un costante dubbio, sottostando a un′onda emotiva instabile, è un chiaro segnale di squilibrio.
Certo, possiamo farci l′abitudine e apparentemente non porvi attenzione o imparare a mettere a tacere quella vocina che ci insinua
quel dubbio, ma intimamente sono colpi che riceviamo, uno dopo l′altro, uno sopra l′altro, e tutti hanno il comune denominatore di non farci sentire
abbastanza.
Potete immaginare il risultato che può avere su di noi? Specie se ci abituiamo a non essere oggetto di attenzione. Specie se ci abituiamo a
quel silenzio, a
quella mancanza.
A ogni colpo, il dolore aumenta.
A ogni mancato
e tu come stai? corrisposto, la sparizione aumenta. La nostra.
Se non facciamo attenzione, potremmo inconsapevolmente finire per credere di esserci solo se siamo utili, per poi sentirci invisibili subito dopo. E questo non ci fa bene.
E tu come stai?
Non sto dicendo di smettere, anzi!
Sto dicendo di potenziare questa pratica di autentico interesse verso l′altro, perché arricchisce,
ma di farlo facendo attenzione ai messaggi che riceviamo, perché è bello prenderci cura degli altri, come lo è altrettanto farlo con noi stessi.
Ricordiamoci: possiamo scegliere in ogni momento come vogliamo sentirci in una relazione, che sia d′amicizia o d′amore. Io mi auguro che decidiate di esserci. Sempre.
Nel prossimo articolo analizzeremo quali possono essere le conseguenze della mancata reciprocità nelle relazioni. Intanto vi suggerisco
"Aprirsi all′altro: un atto rivoluzionario" Scopri di più Buona lettura!